mercoledì 18 marzo 2009

Alemanno dice protocollo, la polizia fa si con la testa

Alla prima occasione utile la polizia romana ha mostrato di gradire la rigidità del protocollo sugli scioperi recentemente siglato dalla giunta Alemanno. Stamane qualche centinaio di studenti dell'Università capitolina “La Sapienza”, in appoggio allo sciopero nazionale indetto dalla CIGL contro i tagli all'istruzione a Piazza Santi Apostoli e che ha riguardato 100 piazze italiane e riscontrato l'adesione del 25% dei dipendenti del mondo scolastico, ha provato ad uscire in corteo dalla città universitaria per raggiungere il raduno del sindacato, scontrandosi con gli sbarramenti delle forze dell'ordine, e reagendo con il lancio di bottiglie e scarpe. “Volevamo lanciarle sotto al ministero dell'economia come in Francia” racconta uno di loro. “Non potevano uscire in virtù del protocollo sulle manifestazioni approvato recentemente” dicono invece i funzionari di polizia. Questa sarebbe la motivazione all'origine delle cariche a danno degli studenti e dei blocchi della polizia intorno a tutta l'università. Il protocollo d'intesa prevede che siano sei gli itinerari romani (Piazza della Repubblica, Piazza di Porta San Giovanni, Piazza del Popolo, Piazzale dei Partigiani, Piazza Bocca della Verità e in casi particolari Circo Massimo) ove è possibile, dopo aver inoltrato una regolare richiesta, esprimere il proprio dissenso. Il sindaco Alemanno, appena avuta notizia degli incidenti, ha ribadito che “il protocollo sugli scioperi va rispettato” e che “ bisogna evitare altri episodi di violenza politica nelle università”. Il riferimento è chiaramente quello ai fatti accaduti due giorni fa nell'ateneo di Roma tre, dove sembra alcuni studenti di Azione Giovani (militanti universitari di Alleanza Nazionale) abbiano aggredito con spranghe e bastoni dei militanti dei Collettivi Studenteschi dopo un'accesa discussione su un convegno da svolgersi il giorno seguente, e dedicato a Gabriele Sandri, tifoso laziale ucciso da un agente di polizia l'11 novembre del 2007 in un autogrill.
In realtà, con la contrapposizione ideologica tra “rossi” e “neri”, i fatti di oggi sembrano proprio non centrare. La domanda che apparentemente emerge da questa giornata di tensione, è se sia giusto o no limitare la libertà di manifestare il proprio dissenso (sancito dalla costituzione) per favorire coloro che devono prendere il tram o via cavour per andare a lavorare; come se il diritto di prendere la macchina sia superiore a quello di chiedere maggiori fondi per l'istruzione o reclamare un salario che consenta alle fasce più deboli di sopravvivere nel pieno della crisi economica come nel caso dei lavoratori di Pomigliano, duramente caricati dalle forze dell'ordine nel tentativo di bloccare l'autostrada.
Questa è la linea di discussione che intorno all'approvazione del protocollo i media hanno condotto. Si continua ad evitare invece l'analisi del perchè in Italia continuino a verificarsi moltissime manifestazioni di dissenso, cercando, in alternativa, di arginare i danni collaterali da esse provocate. I lavoratori o gli studenti in sciopero, non sono più persone che reclamano diritti, ma ostacoli al flusso circolatorio, né più né meno di un camion parcheggiato in doppia fila. Sono lontani gli anni nei quali, seppur aspramente, il dibattito politico coinvolgeva ed interrogava tutta la società. Dove la politica non si faceva solo nei palazzi ma nei bar, nei mercati e nelle strade. E' qui che divengono fluorescenti i limiti di una Repubblica immatura che, invece di ascoltare le migliaia di persone che la popolano e la rendono viva, pensa a metterle, accuratamente e silenziosamente, in fila due per volta.

2 commenti:

  1. bello a bomba! magari lascerò commenti un po piu completi quando non ti scriovero da lavoro

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  2. leopoldo ha detto...

    bello a bomba! magari lascerò commenti un po piu completi quando non ti scriovero da lavoro

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