martedì 17 marzo 2009

La vita di John Solecki è ancora in bilico

Il governo pakistano ha ancora 4 giorni per ottemperare alle richieste del Fronte Unito di Liberazione del Belucistan (Bluff) e liberare il funzionario americano dell’Alto Commissariato per i Rifugiati delle Nazioni Unite ( Unhcr) John Solecki. Alle 8 e 30 del 2 febbraio scorso l’uomo era a bordo della sua vettura a Quetta, nel sud del Pakistan quando alcuni uomini armati lo hanno rapito una volta ucciso il suo autista Syed Hashim, ed un altro funzionario che in quel momento viaggiva nella stessa automobile. Dopo poche ore l'organizzazione indipendentista fa recapitare la propria richiesta al governo pakistano in cambio della vita del funzionario ONU: la liberazione di 1.100 prigionieri i cui nomi sono indicati in una dettagliata lista e che, nonostante le smentite di Islamabad, sarebbero detenuti in luoghi segreti del Pakistan dai servizi di sicurezza ormai da molti anni, 141dei quali sarebbero donne. In un video del 13 febbraio i rapitori hanno mostrato Solecki, bendato e con due fucili puntati alla testa, che ricordando le sue pessime condizioni di salute, implorava la liberazione. A tale video ha poi fatto seguito un appello della madre ai rapitori, sfortunatamente caduto nel vuoto. Il 23 febbraio si è inoltre diffusa la notizia che il Bluff avesse ormai eseguito la condanna a morte dell‘americano, prontamente smentita però dal gruppo separatista tramite la telefonata ad una agenzia di stampa locale di un suo portavoce. Ed è così che si arriva a ieri ed al nuovo ultimatum del Fronte: 4 giorni per liberare i prigionieri o Solecki sarà ucciso.
Il Fronte Unito di Liberazione del Belucistan è un’organizzazione molto poco conosciuta e che pare stia accreditando la sua collocazione nel terrorismo internazionale proprio con questa azione. Inoltre sembra sia scorporato dai principali gruppi separatisti beluci, che hanno infatti preso le distanze dal rapimento Solecki e anzi richiesto la sua immediata liberazione. Alcuni esperti credono che questo gruppo sia il prodotto delle pressioni che dal vicino afghanistan arrivano dai talebani, interessati a sporcare la lotta per l’indipendenza beluci, e farla divenire nuovo teatro di scontro politico-religioso. E' infatti piuttosto strano che un gruppo praticamente sconosciuto sia riuscito ad organizzare un'operazione nient'affatto semplice e a non essere ancora rintracciato; anche se va altresì messo in evidenza che le organizzazioni indipendentiste beluci sono numerossisime e che negli ultimi anni, partendo dalla rivolta del 2004, si sono distinte per una crescita esponenziale di attentati ed azioni.
La situazione pakistana sembra ogni giorno di più vicina al collasso, ed il governo incapace nel gestire i continui attriti che si consumano nella regione. Anche il supporto del potente alleato americano sembra vacillare vista l’incapacità di Islamabad di eliminare cellule e covi dei terroristi, e visto anche il ritorno delle tensioni indo-pakistane che dai recenti attentati di Mumbai sono recentemente riesplose.
La provincia del belucistan è la metafora di un paese che va sempre più sfaldandosi, passato da richieste di maggiori autonomia alla dichiarata lotta per l’indipendenza, i gruppi separatisti sembrano voler gestire in prima persona le ricchezze minerarie e di gas della più grande delle quattro provincee pakistane (una volta e mezza l'italia e 10.000.000 di abitanti), e sicuramente per farlo alzeranno ancora il tiro. In tutto il Pakistan, come in molti altri luoghi, c'è una crescita continua del fondamentalismo islamico, che in quelle terre povere e dimenticate dai riflettori dei media, si poggia, si insidia, ed esplode.

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