
Sono movimentate le battute iniziali delle olimpiadi cinesi. Già da molto tempo i governi di molti paesi partecipanti discutevano della necessità di dare, proprio nell’ occasione dei giochi, un segnale rispetto alla questione tibetana ed alla mancata applicazione dei diritti umani sanciti dal trattato di Ginevra in Cina.
Alla vigilia della cerimonia inaugurale, dall’Italia, è Gasparri a rilanciare un’azione politica dimostrativa, chiedendo agli atleti di non parteciparvi. Tuttavia proprio dalla maggioranza arrivano i primi disappunti. Lo stesso ex presidente di Alleanza Nazionale ed attuale presidente della camera, Gianfranco Fini, ha dovuto sconfessare il suo compagno di partito, negando che il boicottaggio rappresenterebbe un modo opportuno per manifestare il dissenso politico in un’occasione come questa. Lo stesso Berlusconi si è visto costretto placare le polemiche distinguendo le pertinenze della politica da quelle dello sport.
Anche gli atleti italiani hanno detto la loro,.Molti hanno rivendicato l’importanza per un atleta di partecipare ad un evento come quello delle olimpiadi, aggiungendo inoltre che inserire lo sport nei vuoti della politica è un errore.
Questa è infatti la linea del C.I.O (comitato italiano olimpico), che col suo presidente Petruccioli, afferma che coinvolgere gli sportivi nelle questioni della politica internazionale è un mal riuscito tentativo di strumentalizzazione.
Anche l’opposizione del partito democratico, con l’ex ministro dello sport Giovanna Meandri, evidenzia le contraddizioni del governo “ prima accompagnano i nostri atleti con una delegazione governativa e poi chiedono loro di non partecipare alla cerimonia di inaugurazione”.
Intanto oggi, 4 attivisti free-Tibet (2 americani e 2 britannici), sono riusciti ad issare degli striscioni di protesta contro la repressione cinese in terra tibetana di pochi mesi fa. La polizia cinese ha il suo bel da fare nell’oscurare ogni forma di dissidenza, sia sul web (vi è una continua operazione di monitoraggio- censura su ciò che viene mostrato in rete), sia nelle piazze. Non vi sono immagini, infatti, degli scontri che secondo alcuni giornalisti presenti sul luogo sarebbero avvenuti in piazza tienamen in una manifestazione contro il regime tra dimostranti e polizia.
Difficile inoltre capire realmente cosa sia successo nell’attentato che ha coinvolto ed ucciso 16 poliziotti cinesi. Il governo ha comunicato, poche ore dopo, di aver arrestato “ 18 agitatori stranieri” che farebbero capo ad un gruppo islamico gia conosciuto per azioni simili. Tuttavia mancano ai giornalisti presenti le possibilità di verificare condizioni e luogo dell’attentato (ancora non accessibile alla stampa). Assenti quindi gli elementi chiave necessari per una fedele ricostruzione dell’accaduto.
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