mercoledì 11 marzo 2009

Foibe e contesto storico

Negli ultimi anni si è sviluppata in Italia una pericolosa tendenza alla riscrittura storica in termini di scorporamento dei fatti dal loro contesto. Questo fenomeno è forse il più feroce attacco al senso stesso della storia, poiché così facendo si procede ad una banalizzazione e spettacolarizzazione della realtà, senza capirne la complessità degli elementi che la compongono. La vicenda delle Foibe è forse quella che più di tutte racconta questo tentativo. Esse furono effettivamente un vero e proprio massacro organizzato, specialmente dall’Armata popolare di liberazione della Jugoslavia, durante e dopo la seconda guerra mondiale, ma altresì il frutto di una politica definita “degli opposti nazionalismi” e della violenza dell’Italia fascista nei territori della Dalmazia e della Venezia Gulia. Spesso la contrapposizione tra gli storici e non, si è ridotta a fautori della “verità dei fatti” da una parte, e sostenitori della “verità ideologica” dall’altra. Entrambe le posizioni continuano però a non capire che contestualizzare i fatti non vuol dire acquisirne una parziale verità, ma avvicinarsi alla loro comprensione. Gli anni delle Foibe furono infatti anni nei quali ci fu un violento scontro tra le mire espansionistiche dell’Italia fascista da un lato, ed il crescere dello spirito di rivalsa e del nazionalismo jugoslavo dall’altro. Il senso di questa contrapposizione è evidente sia nelle parole di Mussolini: “ Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. [...] I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani “, sia in quelle di Lodovico Vulicevic , esponente del Partito jugoslavo dalmata, : “ La nazionalità italiana non esiste in Dalmazia; i Veneti nella lunga loro dominazione non poterono innestarla. Coloro che sostengono esservi in Dalmazia la nazionalità italiana, o non conoscono la provincia, o trovano l'interesse nel ciò dire”. A questi elementi, non di poco conto, va aggiunto che i territori contesi divennero in quegli anni il simbolo della lotta tra nazi-fascismo e socialismo, ed automaticamente carichi di significati. La violenza della quale tutte le parti in causa si macchiarono, fece crescere nelle popolazioni locali un crescente odio etnico-politico reciproco, ed è in questo quadro che vanno inserite e comprese le vicende legate alle foibe. Contestualizzare non vuol dire giustificare, ma semplicemente mostrare tutti gli elementi che composero la realtà del tempo. Il giudizio deve far capo alla soggettività degli individui, ma non deve essere la prima preoccupazione di uno storico, e di tutti coloro che fanno informazione storica. Ad essi, e oggi anche ai giornalisti che incautamente se ne occupano, spetta il difficile compito di ricostruire i tempi nei quali i fatti si svolsero e di dare ai lettori le basi sulle quali formare una propria opinione. Non adempiere a questo fondamentale compito vorrebbe dire negare il senso stesso della storia, ovvero quello “ di comprendere il passato, analizzare il presente, e prevedere il futuro”.

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