venerdì 22 luglio 2011

I narcos diventano templari

Diventa sempre più forte, in Messico, il nesso tra narcotraffico e religione, tanto da riesumare i templari. L'esercito ha ritrovato nelle campagne dello Stato di Michoacan un moderno manuale che si rifà ad alcuni principi dei “cavalieri” del Tempio di Salomone, il cui ordine fu disciolto nel XIV secolo.

Una ventina di pagine dove furti, decapitazioni e sequestri contrastano con i principi etici dei narcotrafficanti: lotta alle ingiustizie e al materialismo; protezione dei più deboli con in testa vedove e orfani, patriottismo, ricerca della verità divina e fedeltà al gruppo. Il tradimento sarà punito con la morte e l'omicidio permesso soltanto dopo un'autorizzazione.

Secondo le autorità messicane, a capo dei 'templari' ci sarebbe un ex maestro elementare, il cui nome di battaglia è “la Tuta”, artefice della scissione dei “cavalieri” dalla banda criminale che tradizionalmente agisce nella zona di Michoacan, “La Famiglia”. Per dimostrare la loro forza,“i templari” usano sfilare per le vie delle città con convogli armati, assaltano caserme della polizia e roccheforti del gruppo criminale rivale, “Los Zetas”. Azioni puntualmente riprese e mostrate su Youtube.

Tra le attività principali dei “templari” c'è la ricerca di nuovi seguaci. Il proselitismo e l'abilità dei gruppi criminali di assoldare nuovi “soldati” rendono sempre più difficile l'azione di contrasto delle autorità messicane. Nonostante il crescere degli investimenti degli Stati Uniti per potenziare i controlli al confine con il Messico e l'offensiva al narcotraffico condotta dal governo di Felipe Calderon, il potere dei cartelli della droga non sembra diminuire. Dal 2006 a oggi la guerra al narcotraffico e tra i narcotrafficanti ha causato quasi 31 mila morti.

Il legame tra gruppi criminali e credenze religiose è risaputo. L'icona della Santa Muerte, la protettrice dei narcos che compare spesso sulle braccia dei trafficanti di droga e in una statua della piazza del quartiere Tepito, una delle zone più malfamate della capitale, Città del Messico, è la raffigurazione più conosciuta del rapporto tra criminalità e teologia. Anche l'utilizzo di canti popolari con melodie ecclesiastiche e non, conosciute nel Paese come musica “narcocorrida”, alimentano la cultura del narcotraffico, ben lontana dall'essere soltanto un insieme di pratiche di vita adottate dai cartelli della droga.

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