Continua all'interno dell'Unione Europea l'annoso dibattito alla ricerca di un'identità e di un progetto politico comune. Dalla sua costituzione in poi, tra tentennamenti, battute d'arresto e buone notizie, il percorso sembra ancora piuttosto lungo e tortuoso. Nel pieno della odierna crisi economica, uno degli organismi di cui i paesi membri si sono dotati diviene ancora più importante: la Banca Centrale Europea (BCE). Spesso al centro delle cronache, la BCE nasce il 1 giugno del 1998, ha sede a Francoforte, e emette circa l'8% della moneta europea complessiva. Agisce prevalentemente sui 15 paesi che fanno parte della politica economica europea, ma può altresì effettuare investimenti o prestiti in paesi non membri. Presieduta dal 1998 al 2003 da Wim Duisenberg, è ora amministrata dall'economista francese Jean-Claude Trichet. Il principale obbiettivo della Banca Centrale è il controllo del livello dei prezzi e dell'inflazione attraverso tre fondamentali strumenti: le operazioni in mercato aperto, la gestione della liquidità, e la possibilità di modificare il coeficente delle riserve delle banche nazionali che la compongono. Il finanziamento dell'organizzazione avviene infatti mediante i versamenti delle banche nazionali che ne fanno parte, e il loro volume è a sua volta determinato dal rapporto del paese con il Pil e con la popolazione comunitaria. Per quanto dipendente dal parlamento europeo, la BCE può vantare una certa indipendenza dalla politica, e dirsi dedita al raggiungimento di obbiettivi puramente economici. Particolarmente attenta al controllo del livello dei prezzi, la Banca Centrale mostra scarso interesse nei confronti di questioni come il livello disoccupazionale, o la qualità della vita della popolazione europea. La sua indipendenza, in un contesto nel quale la realizzazione di un progetto politico comune sembra ancora un miraggio, oltre a mettere in evidenza un progressivo distaccamento tra le esigenze della BCE e quelle dei cittadini europei, evidenzia una scelta ben precisa da parte dei membri dell'Unione: separare politica e economia lasciando carta bianca a quest'ultima. La BCE e la sua indipendenza, evidenziano come gli stati europei si concepiscano tutt'ora come un aggregato economico e non come un complesso prodotto politico. Scindere la politica dall'economia, e considerare la potenza dei numeri sempre e comunque superiore a quella delle parole, significa non credere realmente nel progetto europeo, e concepire invece l'unione del vecchio continente più come un mercato economico privilegiato nel quale tutelare se stessi, che una nuova sfida politica globale in grado di stabilire un nuovo ordine mondiale. La U.E., dalla sua costituzione in avanti, non ha mai messo in discussione un modello economico diverso dal liberismo, ed è per questo che venne considerata una scelta saggia garantire l'indipendenza della Banca Centrale. Fatte alcune rare eccezioni, nessuna delle forze politiche remava verso un ripensamento radicale dell'economia, e sembrava quindi superfluo creare un ponte tra quattrini e idee. Ora che invece il liberismo mostra anche ai più ortodossi i suoi limiti, sono in molti a scagliarsi contro il non vedo- non sento- non parlo della Banca Centrale. In attesa di capire quanto e se la politica statunitense sta cambiando, l'Unione Europea ha la necessità di mostrarsi duttile all'adozione di nuove vie, capace cioè, di lasciare le sue vecchie “certezze” per farsi coinvolgere in progetti radicalmente innovativi, e che magari reintroducano il concetto di etica in quello di economia. E' questa, probabilmente, la strada che garantirebbe a tutti un futuro più roseo, quella del riumanizzare il disumanizzato. Ovviamente non si può pretendere che nel giro di pochi mesi queste trasformazioni siano fulminee, ma sarebbe bene cominciare a far scricchiolare i vecchi fortini, e sarebbe bene che anche la Banca Centrale Europea cominciasse a farlo, magari ascoltando le voci fino ad ora oscurate dal ticchettio delle calcolatrici.
lunedì 29 giugno 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento